La staffila... maestra di vita. - San Fili by Pietro Perri

Vai ai contenuti

Menu principale:

La staffila... maestra di vita.

C'era una volta San Fili
La staffila... maestra di vita.
Dal "Notiziario Sanfilese" del mese di dicembre 2010, by Pietro Perri.
(Nella foto: San Fili 1935 - quinta elementare dell'insegnante Giovanni Noto).
*     *     *
Se cerchiamo su internet (ma anche sui dizionari cartacei classici) il significato della parola “staffila” abbiamo grosse difficoltà ad imbatterci nel significato che davamo noi studenti delle Scuole Elementari Sanfilesi e coloro che insegnavano in tali Scuole fino alla metà degli anni Settanta, ossia fino a circa il 1975.
Oggi “staffilata” (un derivato della "staffila") può essere persino un tiro di pallone molto forte verso la porta o una critica pungente o persino una censura senza possibilità di contestazione… ovvero, in senso figurato, un colpo di staffile (sostantivo maschile).
Lo staffile (sostantivo maschile) non è altro che una “frusta formata da una lunga e robusta striscia di cuoio assicurata ad un manico” mentre la staffila (sostantivo femminile) pur facendo comunque un male terribile e pur ottenendo all’incirca il medesimo risultato (punire un sottoposto)… era tutt’altra cosa.
La staffila era uno degli strumenti di “correzione” (guida?) utilizzato da quanti insegnavano nelle Scuole Elementari di San Fili appunto fino a circa il 1975, ovvero fino al momento in cui la rivoluzione culturale del 1968 non ha rivoluzionato il modo d’intendere la Scuola ed il sistema pedagogico (pedagogia = guidare il bambino) in essa applicato.
La staffila non era uno staffile (ossia un manico cui era assicurata una striscia di cuoio, una… frusta) e non essendo uno staffile poteva essere formato da materiali di diversa natura ma pur sempre di materiali unici. La staffila aveva una misura variabile come variabile era il materiale con cui poteva essere realizzata: era lunga dai sessanta centimetri ad un metro. Poteva essere ricavata da una canna comune (arundo donax, ovviamente ripulita dalle foglie), da una lista di legno o da una verga (na virga) di castagno.
In tutti i casi l’uso (il fine) era unico: realizzare un collegamento tutt’altro che amichevole tra la mano dell’insegnante (del “signor maestro”) con la mano dell’alunno. Un collegamento, appunto, semplicemente correttivo. Ovviamente in tale collegamento chi ci rimetteva (in quando doveva dare un cambio di percorso alla propria vita senza senso e senza via d’uscita) era sempre e comunque la mano dell’alunno.
L’alunno era obbligato a tenere il braccio dritto con la mano a pugno aperto e ad attendere, tutt’altro che in modo piacevole, che la staffila debitamente tenuta dall’insegnante, librandosi nell’aria finisse a colpire violentemente il palmo della mano del malcapitato.
Di staffilate, quando frequentavo le Scuole Elementari di San Fili (1968/1972), ne ho assaggiato tantissime anch’io ma ciò che oggi ricordo e rimpiango non sono certo le carezzevoli (?) staffilate elargitemi (a volte anche in modo del tutto gratuito) dalla mia insegnante “signora maestra” Maria Ruffolo ma ciò che lei mi ha insegnato con esempi teorici e col proprio esempio di vita: mi ha insegnato l’italiano, mi ha insegnato a leggere ed a scrivere e considerando come s’incavolano spesso e volentieri alcuni miei lettori… credo l’abbia fatto decisamente bene.
Di questo all’insegnante “signora maestra” Maria Ruffolo gliene sarò sempre grato.
La staffila veniva usata per “correggere” un atto di maleducazione o ineducazione, veniva utilizzata per punire un errore di grammatica o di ortografia (a seconda se gli errori erano segnalati in rosso o in blu ovviamente cambiava il numero di staffilate da ricevere… in premio per il proprio impegno di attenzione e di studio) nonché il fatto che magari non si erano fatti i compiti per casa o semplicemente si era dimenticato aun libro o un quaderno.
Tutti, nessuno escluso (o quasi) noi alunni eravamo soggetti alla tortura, a volte più psicologica che dolorosa, della staffila.
Ciò che ancora ricordo con terrore, infatti, non era il dolore del… dopo staffilata (ossia del momento in cui la staffila aveva ormai colpito il palmo della mia mano), bensì l’attesa che intercorreva tra l’alzata della staffila ed il suo scontrarsi violento con la tenera carne della mia mano.
… nell’atto dello staffilare a volte, penso… e penso pure male, c’era un non so che di volontà da parte dell'insegnante "signor maestro" di umiliare l'alunno, specie se l'alunno usciva da famiglie meno abbienti o da cui si sapeva si sarebbe avuta l'approvazione dei familiari.
La staffila, infatti, non era per tutti.
*     *     *
Non preoccuparti, alla prossima occasione te ne darò (n.d'a.: staffilate) una in meno.
Dal "Notiziario Sanfilese" del mese di Gennaio 2011, by Pietro Perri.
*     *     *
La staffilata alle Scuole Elementari? … quasi, se non certo, una fustigazione.
C’erano mille buone scuse, per un insegnante “signor maestro” per utilizzare la staffila. Parliamo ovviamente, mi auguro, di periodi precedenti il 1975.
Era, dopotutto, anche quella una forma di pedagogia tra l’altro approvata dal novanta e più per cento dei nostri genitori di allora.
... non potevano fare altro: mettersi contro un insegnante "signor maestro" (una vera casta) significava far giocare ai propri figli anche il semplice diritto di concludere il primo ciclo di studi, quello delle Scuole Elementari.
All’epoca senza quel pezzo di carta non si poteva fare niente, non si poteva accedere neanche ad un posto semplice di bidello… occupazione oggi ambitissima anche da soggetti plurilaureati.
La licenza elementare era, in quei fantastici (?) anni, un vero e proprio, ambitissimo, “titolo di studio”.
A nulla, infatti, serviva lamentarci, rientrati a casa, d’aver preso qualche staffilata nel corso della mattina. A qualcuno di noi poteva capitare anche di buscare il resto (ovviamente con schiaffi e similari) dai nostri genitori… altri tempi.
E com’era brutto buscare una staffilata senza capire il motivo della stessa e magari con il signor maestro che si accorgeva troppo tardi d’averti dato una staffilata in più e si scusava dicendo: “... non preoccuparti, alla prossima occasione te ne darò una in meno”.
La staffila aveva anche un nome e persino, a detta di qualcuno, un cognome, si chiamava “Margherita”… “Margherita”, di nome, “Gon-fia Le Dita”, di cognome.
... io appartengo a quella massa (?) di studenti che di staffilate ne ha prese tantissime... almeno negli anni in cui frequentavamo le Scuole Elementari... di San Fili (nel mio caso dal 1967 al 1972... anno più anno meno... purtroppo la mia memoria non è più quella d'una volta).
La staffila, all'epoca, era utilizzata generosamente dai nostri insegnanti, dai nostri "signor maestro" e "signora maestra".
*     *     *
... quando i professori, alle scuole elementari, erano maestri.
Dan "Notiziario Sanfilese" del mese di Febbraio 2011, by Pietro Perri.
*     *     *
All'epoca (l'epoca in cui gli insegnanti delle scuole elementari appunto erano maestri e non professori) i nostri "signor maestro" e "signora maestra" ancor prima d'essere insegnanti di storia, di italiano, geografia, di educazione civica (ma si insegna ancora l’educazione civica nelle scuole elementari?) e di geografia erano anche e soprattutto... maestri di vita.
Erano quelli i tempi (quelli vissuti dallo scrivente) del "signor Direttore" Goffredo Iusi e dei "signor maestro" Raffaele Perri (tra l’altro cugino di mio padre), Eugenio Aiello (vicino di casa della mia famiglia), Eugenio Chiappetta (Socialista con la S maiuscola), Francesco Stillo, Isidoro Apuzzo, Benito Zuccarelli e delle "signora maestra" quale Carolina Salerno, Maria Ruffolo e Ada Trotta.
Ovviamente questi sono i nomi che rientrano nei miei ricordi e sicuramente tantissimi, “signor maestro” e “signora maestra”, involontariamente ed innocentemente sono stati cancellati da tali ricordi.
Tra i succitati insegnanti in tanti mi hanno riferito che il meno terribile era proprio il “signor maestro” Raffaele Perri. Questi, forse convinto assertore della scuola alla don Milani o alla Montessori, più che costringere i “suoi” alunni allo studio ed al rispetto della propria missione (perché insegnare all’epoca era una missione e non un lavoro) con la staffila… li costringeva con allettanti iniziative quali quelle che si svolgevano, nel doposcuola, allo storico ed indimenticabile “Centro di lettura”.
La Scuola per i “signor maestro” e le “signora maestra” degli anni Sessanta e Settanta (1960/1980) non era una professione … era una missione e come tale andava oltre il proprio compito “infra mura” (dentro le mura dell’edificio scolastico).
In quegli anni la domenica e le feste comandate il lavoro della nostra élite intellettuale (perché di questo si trattava) proseguiva con una serie d’incontri quali quelli, decisamente indimenticabili, che si svolgevano all’interno del Circolo di Cultura E. Granata.
... in quei tempi anche la staffila era... maestra di vita: ... e cumu avvrinchiava supra 'e manu!
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu