Dialetto Sanfilese lettera S - San Fili by Pietro Perri

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Dialetto Sanfilese lettera S

Dialetto calabrese sanfilese > dizionario calabrese sanfilese
  • satare: saltare.
  • satassi: saltasse (es. in testa).
  • sapatu      (sabbatu): sabato.
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  • sazizza:      salsiccia (insaccato di maiale).
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  • sbirru:      poliziotto, carabiniere.
  • scacchiare (contrario di ‘ncacchiare): levare il cappio o il guinzaglio ad una bestia.
  • scannare:      uccidere incidendo un taglio al collo.
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  • scantu      (leggi "sc-kantu"):      spavento.
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  • scarazzu:      Ancora oggi sentiamo indicare, da qualche nostro “anziano”, alcuni luoghi,      in prossimità dei nostri castagneti o delle nostre campagne, con il      termine “scarazzu” normalmente      seguito dal cognome dei proprietari. Con “scarazzu” si indicava in altri tempi un ovile, ovvero il luogo      dove riposavano le pecore, divise dagli agnelli, durante la notte.
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  • scattare (leggi "sc-cattare"): San Fili, da qualche tempo a      questa parte, si può dire che non abbia più un suo dialetto. Ormai le      nuove generazioni parlano sempre meno la lingua dei genitori e sempre più      quella degli sms e del computer. Eppure di tanto in tanto in piazza San      Giovanni o su corso XX Settembre qualche reminescenza del nostro passato      (magari rinverdita da qualche compaesano con qualche anno in più sulla “catreja”) ancora si ha il piacere      d’ascoltarla. Tra queste, anche se in modo spesso non certo benaugurante,      c’è il verbo “scattare”      (l’abbinamento delle consonanti “sc” sottolineate deve leggersi come la “sc” di “scirubetta” immediatamente seguite dalla “k”). In italiano “scattare”      significa “scoppiare, crepare”. E nel nostro gergo si può benissimo “scattare”      non solo d’invidia o di rabbia (“raggia”)      ma benissimo anche di risa. E quale imprecazione migliore a chi ci ha      fatto particolarmente incavolare se non quella “chi vo scattare      iddru ccu tutta a razza sua”?
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  • scauzu:      Quante parole del nostro colorito dialetto stiamo perdendo (per il mancato      uso quotidiano delle stesse) in questi ultimi anni. Dopotutto siamo      nell’era dell’informatica e l’era dell’informatica impone, alle nuove      generazioni, la conoscenza dell’inglese… altro che quella “du dialettu santufilise”. La parola      che vi proponiamo questo mese è “scauzu”      o “scavuzu”, tradotta nella      lingua italiana (il nostro dialetto nazionale) col sostantivo “scalzo”.      Tale termine tra l’altro lo troviamo incastonato anche in un noto modo di      dire: “chine simmina spine nun      caminassi scavuzu” ovvero “chi      semina spine non cammini scalzo”… poiché rischierebbe di cadere nelle      sue stesse maldicenze o negli ideati tranelli.
  • scigulusu: scivoloso.
  • scisa:      scesa, discesa.
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  • seggia:      sedia.
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  • simminare:      seminare.
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  • scavuzu:      vedi "scauzu".
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  • scirubetta:      gelato dei poveri gentilmente offerto da Madre Natura. Ingredienti? ...      neve e miele di fichi. Basta mischiare i due ingredienti e farli      amalgamare per bene. Ovviamente la neve non deve sciogliersi.
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  • scurciare:      scorticare, scuoiare.
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  • scurciatu:      perfettamente simile. Un modo simpatico di dire è “chiru figliu è scurciatu u patre” (quel figlio è identico al      padre).
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  • siecutare:      Tra le parole strane (o quantomeno di difficile studio etimologico) usate      nel nostro dialetto, sicuramente merita un posto in primo piano il temine      “siècutare” negli ultimi anni      utilizzato come sinonimo di “scacciare” (es. “siècutare u cane” - “scacciare il cane”). Ed effettivamente il      termine “siècutare” (o “secutare”) può essere tradotto      anche con il verbo scacciare. Purché con lo “scacciare qualcuno o qualche      animale” si intenda “scacciare inseguendo”. Nei detti dei nostri avi      troviamo “avire cchiù de fujere ca      de scacciare” (“avere più da scappare che da inseguire” - dicesi di      chi trovasi in stato di inferiorità e malgrado tutto minaccia) o, in modo      paradossale, “lu latru siècuta lu      sbirru” (“il ladro scaccia, inseguendo, il poliziotto”).
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  • spaddre:      spalle.
  • spagnare: spaventare, intimorire qualcuno.
  • spagnarsi:      spaventarsi.
  • spagnaturu (spagnusu): soggetto facile a spaventarsi.
  • spagnu:      spavento, paura.
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  • spavientu:      spavento.
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  • speziale:      farmacista.
  • sperciare: sbirciare, scorgere.
  • spernuzzare: disseminare, sparpagliare.
  • spica: spiga.
  • spicare: mettere la spiga. Figurativamente dicesi anche di persona matura negli anni, ed anche di chi è di straordinaria altezza suol dirsi che è “spicatu”.
  • spicare: vocabolo come sopra ma con significato completamente diverso. In questo caso parliamo di staccare, levare una cosa dal luogo ove si trova. Esempio? … spiccare un salame appeso ad asciugare a qualche canna o trave.
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  • spicune:      angolo o spigolo di un muro.
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  • squicciulìa:      pioviggina.
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  • squicciuliare:      piovigginare.
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  • squicciulu:      goccia di pioggia.
  • stigli: strumenti del mestiere, arnesi.
  • stujare:      pulire, nettare, asciugare.
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  • stuorticare:      storcere.
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  • stutare:      spegnere, smorzare.
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  • sucare:      succhiare.
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  • sucatu:      succhiato.suvièrchiu:      eccessivo, che va oltre il necessario, che eccede la giusta misura. Sono      noti i modi di dire “u suvièrchiu      eni cumu u mancante”, “a      suverchia cumpidenza porta ara mala crianza”, “aju penatu cchiju du suvièrchiu”, “chine accatta lu suvièrchiu vinne lu necessariu”.
  • sunnava: sognava.
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