Dialetto Sanfilese lettera S
Dialetto calabrese sanfilese > dizionario calabrese sanfilese
- satare: saltare.
- satassi: saltasse (es. in testa).
- sapatu (sabbatu): sabato.
- sazizza: salsiccia (insaccato di maiale).
- sbirru: poliziotto, carabiniere.
- scacchiare (contrario di ‘ncacchiare): levare il cappio o il guinzaglio ad una bestia.
- scannare: uccidere incidendo un taglio al collo.
- scantu (leggi "sc-kantu"): spavento.
- scarazzu: Ancora oggi sentiamo indicare, da qualche nostro “anziano”, alcuni luoghi, in prossimità dei nostri castagneti o delle nostre campagne, con il termine “scarazzu” normalmente seguito dal cognome dei proprietari. Con “scarazzu” si indicava in altri tempi un ovile, ovvero il luogo dove riposavano le pecore, divise dagli agnelli, durante la notte.
- scattare (leggi "sc-cattare"): San Fili, da qualche tempo a questa parte, si può dire che non abbia più un suo dialetto. Ormai le nuove generazioni parlano sempre meno la lingua dei genitori e sempre più quella degli sms e del computer. Eppure di tanto in tanto in piazza San Giovanni o su corso XX Settembre qualche reminescenza del nostro passato (magari rinverdita da qualche compaesano con qualche anno in più sulla “catreja”) ancora si ha il piacere d’ascoltarla. Tra queste, anche se in modo spesso non certo benaugurante, c’è il verbo “scattare” (l’abbinamento delle consonanti “sc” sottolineate deve leggersi come la “sc” di “scirubetta” immediatamente seguite dalla “k”). In italiano “scattare” significa “scoppiare, crepare”. E nel nostro gergo si può benissimo “scattare” non solo d’invidia o di rabbia (“raggia”) ma benissimo anche di risa. E quale imprecazione migliore a chi ci ha fatto particolarmente incavolare se non quella “chi vo scattare iddru ccu tutta a razza sua”?
- scauzu: Quante parole del nostro colorito dialetto stiamo perdendo (per il mancato uso quotidiano delle stesse) in questi ultimi anni. Dopotutto siamo nell’era dell’informatica e l’era dell’informatica impone, alle nuove generazioni, la conoscenza dell’inglese… altro che quella “du dialettu santufilise”. La parola che vi proponiamo questo mese è “scauzu” o “scavuzu”, tradotta nella lingua italiana (il nostro dialetto nazionale) col sostantivo “scalzo”. Tale termine tra l’altro lo troviamo incastonato anche in un noto modo di dire: “chine simmina spine nun caminassi scavuzu” ovvero “chi semina spine non cammini scalzo”… poiché rischierebbe di cadere nelle sue stesse maldicenze o negli ideati tranelli.
- scigulusu: scivoloso.
- scisa: scesa, discesa.
- seggia: sedia.
- simminare: seminare.
- scavuzu: vedi "scauzu".
- scirubetta: gelato dei poveri gentilmente offerto da Madre Natura. Ingredienti? ... neve e miele di fichi. Basta mischiare i due ingredienti e farli amalgamare per bene. Ovviamente la neve non deve sciogliersi.
- scurciare: scorticare, scuoiare.
- scurciatu: perfettamente simile. Un modo simpatico di dire è “chiru figliu è scurciatu u patre” (quel figlio è identico al padre).
- siecutare: Tra le parole strane (o quantomeno di difficile studio etimologico) usate nel nostro dialetto, sicuramente merita un posto in primo piano il temine “siècutare” negli ultimi anni utilizzato come sinonimo di “scacciare” (es. “siècutare u cane” - “scacciare il cane”). Ed effettivamente il termine “siècutare” (o “secutare”) può essere tradotto anche con il verbo scacciare. Purché con lo “scacciare qualcuno o qualche animale” si intenda “scacciare inseguendo”. Nei detti dei nostri avi troviamo “avire cchiù de fujere ca de scacciare” (“avere più da scappare che da inseguire” - dicesi di chi trovasi in stato di inferiorità e malgrado tutto minaccia) o, in modo paradossale, “lu latru siècuta lu sbirru” (“il ladro scaccia, inseguendo, il poliziotto”).
- spaddre: spalle.
- spagnare: spaventare, intimorire qualcuno.
- spagnarsi: spaventarsi.
- spagnaturu (spagnusu): soggetto facile a spaventarsi.
- spagnu: spavento, paura.
- spavientu: spavento.
- speziale: farmacista.
- sperciare: sbirciare, scorgere.
- spernuzzare: disseminare, sparpagliare.
- spica: spiga.
- spicare: mettere la spiga. Figurativamente dicesi anche di persona matura negli anni, ed anche di chi è di straordinaria altezza suol dirsi che è “spicatu”.
- spicare: vocabolo come sopra ma con significato completamente diverso. In questo caso parliamo di staccare, levare una cosa dal luogo ove si trova. Esempio? … spiccare un salame appeso ad asciugare a qualche canna o trave.
- spicune: angolo o spigolo di un muro.
- squicciulìa: pioviggina.
- squicciuliare: piovigginare.
- squicciulu: goccia di pioggia.
- stigli: strumenti del mestiere, arnesi.
- stujare: pulire, nettare, asciugare.
- stuorticare: storcere.
- stutare: spegnere, smorzare.
- sucare: succhiare.
- sucatu: succhiato.suvièrchiu: eccessivo, che va oltre il necessario, che eccede la giusta misura. Sono noti i modi di dire “u suvièrchiu eni cumu u mancante”, “a suverchia cumpidenza porta ara mala crianza”, “aju penatu cchiju du suvièrchiu”, “chine accatta lu suvièrchiu vinne lu necessariu”.
- sunnava: sognava.